La prima apparizione pubblica, della camicia la fa al Salone di Parigi, indossata da una regina, dipinta su tela: Marie Antoinette in muslin dress.

Uno stile lontano dagli oneri dell’etichetta, e con lui il ritratto che ne fece nel  1793, uno scandalo.

Passata dagli sbuffi del  Ottocento, sino a rappresentare agiatezza nel Novecento.

Indossata da chi, non lavorando, non rischia di intaccarne il candore.

Nella moda, uno dei primi disarcionamenti si ha intorno agli anni Venti.

Coco Chanel sconvolge il mondo della moda dei corsetti con l’introduzione del genere maschile: a lei si deve la donna in pantaloni, morbida camicia bianca e cardigan.

Ci sono poi le dive hollywodiane che intorno agli anni Quaranta la rendono una moda. Nel 1938 la Katharine Hepburn  poi Lauren Bacall, 1948.

Nei Cinquanta, tocca a Audrey Hepburn rendere iconica quella con collettino alzato e maniche arrotolate.

Siamo in epoca di femminilità  vissuta al suo pieno, è in voga lo stile Pin up, shorts e curve, la camicia spesso si presenta annodata, a far risaltare il decolletée e intravedere il busto.

E così per tutti i Sessanta, mentre la camicia bianca vira verso la sua prossima destinazione.

Nel 1967 Twiggy viene fotografata con un doppio petto gessato, camicia bianca e cravatta.

Ma di tutte le immagini della storia della camicia bianca, il ritratto in bianco e nero di Robert Mapplethorpe, oggetto Patti Smith, la cover del suo primo album Horses, resta leggendaria: Patti diventa icona dell’androgino, l’abum decolla, la camicia bianca, così al maschile, un must.patti smith cd

E così, nel 1970. In quel decennio, in cui la deriva è anche a sfondo etnico, si presenta morbida, un po’ lunga e svasata con collo a solino, maniche ampie e arricciatura al polso.

Fluide, di femminile couture, quelle di Rykiel, Guy Laroche, Nina Ricci, Saint Laurent.

Anni Ottanta. Aperti dalla sfilata di camicie bianche nella “Pirate collection” di Vivienne Westwood, 1981.

Dominati, dalle camicie bianche di Ferrè, candide architetture dai grandi colli e polsi, con riferimenti storici di ogni genere. ferro camicia bianca

La camicia bianca accompagna tanti tailleur da donna in carriera a dama notturna.

Anni Novanta. Per artisti, creativi e comunicatori,  la camicia bianca diventa un modello del minimalismo, manifesto della tendenza a semplificare, ripulire, ridurre.

Stremata reazione agli eccessi del decennio precedente.

Quindi, sfilano in passerella e negli armadi, il concettuale di Martin Margiela, l’over sperimentale di Junya Watanabe, il minimal alla portata di tutte le ore del giorno di Calvin Klein e Donna Karan, la riposta inglese di Burberry, Prada a far tendenza planetaria.

Nel duemila si aggiungono il monacale di Raf Simons per Jil Sander, il classico di Hermès rivisitato da Gaultier e  il taglio ecologico-avantgarde di Stella McCartney.camicia bianca

Nel 2003 la camicia oversize appare su Gwyneth Paltrow che indossa frettolosamente solo quella per fuggire dalla stanza d’albergo e prepararsi un drink nella pubblicità Martini.

Una sintesi, le ultime passerelle, che hanno riportato la camicia bianca a centro scena, con diversa trama.

Un mondo di delicatezza veste la camicia Alberta Ferretti, uno chic dinamico, il chiarore presentato da Herrera, ed esaltato da Valli: alla camicia abbottonata contrappone una fasciatura, strizzata, per meglio farne risaltare il luminoso bianco.

Donna Karan decora di ampi jabot uno scollo molto profondo, mentre Martin Margiela, allo scollo a barchetta aggiunge un grosso accessorio, in metallo, a fermare le maniche risvoltate.

Pilati, nel citare la camicia bianca ne disegna una molto classica ma priva del tradizionale colletto: la mantella in pvc.

Anche Marc Jacobs e Lam, forse attingevo a Oriente, tagliano alla coreana e azzardano solo un minimo scollo.

Per finire, Hèrmes: la camicia diventa quasi mini abito, fermata da una cinturina. Il tocco in più? Il papillon, naturalmente.

Per finire: non c’è nulla come una camicia bianca per riflettere il carattere di chi la indossa.