Valentino Garavani
Appena diciassettenne, nel 1950 lascia Voghera e parte alla conquista di Parigi, dove l’élite dell’alta moda ha la sua residenza fissa.
Dopo gli studi alla Chambre Syndicale de la Couture, la vittoria al concorso indetto dalla Segreteria Internazionale della Lana è la giusta opportunità per mettersi in mostra.
Il via alla maison Valentino
Dessès, impressionato dalla velocità del giovane italiano nello schizzare figurini, lo assume immediatamente.
E durante questa esperienza lavorativa Valentino si fa ammaliare dal colore con cui tutti impareranno a identificarlo : il rosso.
Nel 1955 l’avventura parigina continua da Guy Laroche.
Desideroso di mettere in pratica ciò che ha imparato, nel 1957 torna in Italia e, con l’aiuto finanziario del padre, apre il primo atelier a Roma nella prestigiosa via Condotti. Ma il grande successo arriva nel 1962 a Firenze, ancora risuonano nelle sale di Palazzo Pitti gli applausi di stampa e compratori entusiasti.
Però la fama internazionale non l’afferra da solo, c’è la mano di un’importante amica ad aiutarlo.
Jacqueline Kennedy fa esplodere il fenomeno Valentino, dopo aver ammirato a un ballo il vestito di un’invitata, che aveva rivelato “È di un italiano. Si chiama Valentino”.
Quando il cognome dell’ex first lady cambia da Kennedy in Onassis è Valentino l’abito in pizzo avorio, silenzioso ed elegante testimone di (seconde) nozze, che la fascia nel percorso verso l’altare nel 1968.
Le sue virtù artigianali combinate al lusso e alla cura del dettaglio sono una vera e propria calamita per il jet-set internazionale.
I suoi abiti sono indissolubilmente legati a momenti che hanno fatto storia: da quello di Liz Taylor indossato per il primo incontro con Richard Burton, fino al bellissimo capo vintage scelto da Julia Roberts per ritirare l’oscar nel 2001, passando per il cappotto che l’imperatrice di Persia Farah Diba indossava durante la fuga dal suo Paese dilaniato dalla rivoluzione.
Ispirazioni floreali, animalier, stampe geometriche, giochi di plissé e raffinate trasparenze non sono solo elementi distintivi del suo stile, ma veri e propri complici che permettono all’arbiter elegantiarum della couture, con l’aiuto di una mente per gli affari come quella di Giancarlo Giammetti, di estendere in meno di 50 anni la società anche nel pret-à-porter, nell’abbigliamento maschile e in alcune licenze.
Nel 2007, dopo una carriera al servizio del bello, il maestro decide di ritirarsi con celebrazioni da kolossal cinematografico tra Roma e Parigi. Dopo due sole collezioni ideate da Alessandra Facchinetti, l’heritage stilistico del marchio, controllato dal fondo di private equity Permira e da altri partner, oggi è sotto la direzione stilistica di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli.
Dal 2008, sono direttori creativi di tutto ciò che è firmato “V” hanno una missione precisa da portare avanti: ringiovanire.
Con grande equilibro, reinterpretano e definiscono gli elementi che valorizzano il brand: romanticismo, femminilità, esclusività.